L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica in 50 grammi al giorno la dose di zuccheri da non superare. Due terzi del glucosio in circolo nel nostro organismo servono infatti, per le funzioni cerebrali.
Bisogna però fare una netta differenza tra zuccheri “buoni” e “zuccheri cattivi”
Quelli “buoni” sono quelli ricavati dai carboidrati complessi. I cereali integrali, la verdura, i legumi, la frutta contengono preziose sostanze nutritive e sono fonte inesauribile di zuccheri complessi.
Al contrario, i cosiddetti zuccheri cattivi, detti anche zuccheri veloci o carboidrati semplici, se consumati in dosi superiori al 10% del fabbisogno energetico giornaliero sono potenzialmente dannosi e creano dipendenza.
Gli zuccheri semplici, li troviamo in prodotti trasformati come bibite, caramelle, fast food, alcolici e in tutti i prodotti dolci da forno.
Quando li mangiamo, il cervello produce serotonina, l'ormone del benessere, ed è difficile farne a meno. L’abitudine a consumare nei nostri pasti abbondanti quantità di zucchero, rende piuttosto difficile la scelta di optare su standard alimentari che abbiano ridotta palatabilità e che risultino meno gradevoli al palato.
Gli alimenti ad alta palatabilità, contengono nella loro composizione una percentuale elevata di zuccheri, grassi, sale e farina e hanno la capacità di evocare un senso di piacere e godimento, quando vengono mangiati.
Possiamo affermare che questa palatabilità racchiude in sé una sorta di “ricompensa edonica”. infatti sia gli zuccheri sia i grassi assumono spesso i connotati di confort-food. Cibi poco nutrienti, che donano una piacevole ma ingannevole, sensazione di benessere.
Ma perché ci sentiamo piacevolmente appagati dopo aver consumato degli zuccheri?
Per ogni boccone, una cascata di serotonina, viene immessa ad alti livelli, nel circolo sanguigno. Ne consegue che a livello del sistema nervoso, la serotonina è in grado di rimodulare il tono dell’umore.
Nelle persone che hanno bassi livelli di serotonina, fare un’abbuffata di carboidrati come ad esempio il cioccolato, equivale ad assumere una grande quantità di serotonina.
Il nostro metabolismo però, non è in grado di tollerare stimolazioni così violente e quindi perde le sue naturali doti di auto-regolazione. Inoltre, l’innalzamento glicemico stimola il pancreas e il suo rilascio elevato di insulina nel sangue.
L’azione ipoglicemizzante dell’insulina genera una repentina riduzione dei livelli di glucosio nel sangue e scatena nuovamente, il desiderio di assumere zuccheri. S’instaura così un circolo vizioso che nel tempo porterà l’organismo, ad una ridotta capacità di mantenere in equilibrio i valori di serotonina nel corpo.
La serotonina è dunque tra i maggiori responsabili del meccanismo del carb craving.
I recettori della serotonina sono numerosissimi nel nostro corpo.
Le cellule ormonali della mucosa gastrointestinale contengono circa il 90%, della quantità corporea di questi recettori. L’organismo per poter sintetizzare la serotonina, necessita di un aminoacido essenziale chiamato triptofano.
Il triptofano può essere introdotto nel nostro organismo, solo attraverso l’alimentazione. Tra gli alimenti ad alto contenuto di triptofano abbiamo le uova, i formaggi, il tonno, il pollo e il tanto amato cioccolato. La ricerca scientifica ha confermato che la presenza di triptofano nel cioccolato è in grado di influenzare il nostro umore e di conseguenza i nostri comportamenti.
L’intuito mi dice che alcuni di voi si siano soffermati alla parola cioccolato!
Già solo nel nominarla, si prova un piacevole senso di appagamento. Verrebbe quasi da pensare che scienza giustifichi le abbuffate di cioccolato. Finalmente una bella notizia!
In realtà non è così, una buona abitudine sarebbe quella di non identificare il cioccolato, come un innocuo antistress!
Il rischio è quello di incappare nel meccanismo di ricompensa. sarebbe più indicato mangiare dolci solo si è felici!
Pertanto, durante la sindrome premestruale e negli stati depressivi, i livelli di serotonina sono più bassi e la maggior parte delle donne, vive sbalzi d’umore, insonnia e in alcuni casi depressione.
Purtroppo la riduzione di serotonina stimola l’appetito e il desiderio di sostanze eccitanti dell’umore.
La soluzione sarebbe quella di adottare una strategia del piacere a “basso impatto emozionale”. Meditazione, massaggio, tecniche di rilassamento, sono ottimi modulatori umorali privi di effetti collaterali!
Regaliamoci la “dolcezza,” del tocco di un massaggio. Tra i suoi innumerevoli benefici, il massaggio crea quasi nell’immediato: il rilascio di endorfine, la regolazione dei livelli di glucosio nel sangue e la capacità di lenire le nostre ansie.
La sensazione di piacevolezza non tarderà ad arrivare perché i livelli di serotonina in circolo saranno ottimali.
Pronti per assaporare una barretta di cioccolato? Vi raccomando rigorosamente fondente!
A presto…